L’apparecchio non va preso in considerazione solo per raddrizzare i denti. Certamente è importante assicurare al bambino un bel sorriso; tuttavia, l’apparecchio serve soprattutto a risolvere un eventuale posizionamento scorretto della mascella e della mandibola, ad intercettare una deglutizione disfunzionale che può determinare il palato stretto, malposizione dei denti, ma anche respirazione orale, sindrome adenoidea, otiti ricorrenti; dal punto di vista posturale: cifosi, scoliosi. È inutile intervenire a dentizione permanente sul sintomo malocclusione se la causa funzionale sarà ancora attiva condizionando la salute di vostro figlio in tutti i settori su menzionati. Diversamente intervenire sulla causa prima che i sintomi si siano instaurati comporterà la risoluzione di tutte quelle problematiche che da quella causa derivano.

Sarà lo specialista in odontoiatria pediatrica a consigliare o meno l’utilizzo dell’apparecchio per il bambino e le tempistiche più opportune. Anche i bambini di 4-5 anni possono portarlo se le circostanze lo richiedono. Anzi, a volte può essere deleterio aspettare l’adolescenza, perché alcune problematiche si combattono più facilmente se si interviene prima. Per esempio tante volte si sorvola sul digrignamento del bambino. Questa parafunzione va invece intercettata al più presto per le conseguenze che può determinare: mal di testa frequenti, problematiche visive (miopia e astigmatismo) per esempio in alcuni casi di miopia ingravescente mi è stato possibile interrompere l’aggravarsi del difetto visivo in crescita.

Il trattamento ortodontico intercettivo funzionale va intrapreso al più presto e non appena sia evidente clinicamente una disfunzione a carico della funzione dei muscoli della bocca, con ripercussioni a carico della componente ossea (open bite, cross bite, progenia o prognazia) e infine dei denti.